Ciao e buon sabato,
è venerdì e fa caldo, mi sento intrappolata in un’estate perenne, anche se settembre si fa sentire forte e chiaro. In linea di massima, settembre è uno stato d’animo. C’è chi gioisce, c’è chi soccombe. Più o meno tutti prendiamo atto che l’estate a un certo punto finisce ed è un attimo che il foliage ti arriva in faccia. Il momento della ripresa, tutti quei “ne riparliamo a settembre” si fanno concreti e violenti di solito entro la prima settimana del mese: non siamo neanche a metà, e abbiamo già addosso la stanchezza del 30 luglio.
Io faccio parte di quella categoria di persone che vede nell’autunno un agglomerato di scenari promettenti. Sono un’ottobrina, creatura autunnale, non posso che gioire nel vedere le foglie accartocciarsi e diventare arancioni e i cieli farsi un pelo più umidi ogni giorno che passa. E poi ci sono le sorprese. Le cose che succedono, iniziano, ripartono. Tra le altre: l’arte.
Un po’ tutto si rimette in moto. Tra poco ricominceranno le stagioni teatrali - qualcosa passerà anche da questa newsletter - e i musei riaprono in grande spolvero con mostre nuove di pacca. Questa mattina, a proposito, sono andata all’inaugurazione, anzi, vernissage della mostra dedicata a Umberto Boccioni che apre domani (oggi, per voi che leggete) alla Fondazione Magnani Rocca, visitabile fino al 10 dicembre.
Della Magnani Rocca ho parlato un po’ sempre e ovunque, non starò a ripetermi e a sbrodolare di nuovo l’entusiasmo che provo per questo posto meraviglioso e per la sua collezione permanente (il ritratto di Luigi Magnani, con la sua didascalia, è la mia ossessione). La trovate però descritta nella guida di Parma che ho scritto per Morellini Editore e qui c’è un ormai vecchissimo articolo che avevo pubblicato sul mio blog.
Detto questo, la mostra. Non sono un’esperta d’arte, Boccioni l’ho studiato al liceo tra i futuristi. Sapevo quindi cosa immaginarmi, ma non cosa aspettarmi. Ho, infatti, sbagliato tutto. La mostra alla Fondazione Magnani Rocca ci parla di un Boccioni giovane, delle sperimentazioni artistiche, della ricerca, della creazione di uno stile. Sbagliato parlare di pre-futurismo: giustamente, lui non sapeva ancora cosa ne sarebbe stato della sua arte. Piuttosto, è interessante seguire la trasformazione e la consapevolezza che mano a mano si consolida in un linguaggio fatto di tratti e colore. Tra le sale del museo si racconta il contesto geografico e culturale nel quale si è mosso, tra il 1899 e il 1910; le tre città della sua formazione, Milano, Roma e Venezia, ma anche gli artisti di quello stesso periodo, che lo hanno contaminato o, al contrario, allontanato. Un bel modo per chi visita la mostra per collocarsi all’inizio del secolo veloce, delle grandi trasformazioni in ogni ambito, e raccapezzarsi.
Ultimamente mi sono imbattuta spesso in questo punto di vista, forse per alcuni discutibile, secondo cui, per fruire dell’arte - qualsiasi forma d’arte - non è necessaria preparazione ma più che altro curiosità. Ha senso, almeno in parte. Ogni artista vuole raccontare ed esprimere qualcosa, un mondo, che per quanto si possa spiegare e tradurre, conterrà sempre il filtro - mi viene da dire inaccessibile - della sua sensibilità. A noi sta l’elaborazione personale, quindi quel potere di abbandono e interpretazione guidato dalla nostra esperienza. Credo che sia quello, soprattutto, a farci innamorare di un’opera d’arte, una poesia, uno scatto. Così io più che altro mi sono lasciata trasportare, ho osservato quello in cui più mi riconosco: la luce.
Certi riflessi, nei quadri, mi commuovono. Ne ho visto uno a Londra l’anno scorso, di Pissarro, si intitola The boulevard Montmartre at night. Sarò rimasta imbambolata lì davanti, quanto? Dieci minuti? Questi riflessi incandescenti, i lampioni, l’effetto rarefatto e bagnato di una notte a Parigi. Il mio occhio cade su queste cose. Come sui raggi che filtrano tra i rami, che sia al parco o in un dipinto. Di Boccioni ho amato, quindi, soprattutto quello, mi sono lasciata guidare da ciò che conosco, fino all’ultimo quadro in mostra. Il gran finale, meritato e necessario: Il romanzo della cucitrice. Non c’è niente, qui, del Boccioni dei miei ricordi di scuola, ma c’è la sorpresa di una scena onirica. Una donna che legge, avvolta in una luce impalpabile, sembra sospesa da terra addirittura, si percepisce il silenzio e forse, al massimo, qualche ronzio o soffio di vento che entrano dalla finestra aperta. Credo che esprima al meglio quell’esplorazione di Boccioni, di suscitare emozione attraverso il colore. Così è, in un’opera che - ha spiegato uno dei curatori - ricrea un mondo, quello della fuga mentale che solo la lettura può regalare.
E per me, così, il cerchio si è chiuso.
Cosa ho comprato
Quando mi sono spostata nella casetta in Oltretorrente ho sposato un certo minimalismo. Mi sono portata pochissime cose e un po’ tutte uguali. Il mio stile, d’altronde, come ripeto spesso, è da papà in vacanza: pantaloni palazzo, tshirt o racer top, New Balance o Vans e cappellino in testa.
Giusto per scrupolo, ho preso su anche un paio di gonne. Non avevo pensato però che potessero servirmi abiti o capi più, diciamo, seri, o eleganti. Ecco, quelli in generale penso di averli eliminati dal mio armadio, sempre per via di uno stile ideale che inseguo e non riesco a trovare. Stamattina - proprio stamattina - ho comprato un abito secondo me stupendo sul sito di Prani. Vi ho già parlato di questo brand italiano di cui amo praticamente tutto. Aspetto fiduciosa che mi arrivi, secondo me fa al caso mio;Vi ricordate il mio obiettivo 2023 pelle da neonato? Ho questa fissazione per la skincare e Sara, che ha fondato il brand clean Double B, mi ha mandato alcuni prodotti, che sto provando in questi giorni. Double B è un marchio di prodotti creati solo con ingredienti naturali. Niente schifezze, niente ingredienti dubbi.
Come forse avevo già scritto, ho qualche problema ad accettare l’invecchiamento e soprattutto le rughe, quindi cerco di curare molto la pelle ma, signora mia, quando ci si mettono la genetica e qualche abitudine non troppo sana, c’è poco da fare. Detto questo, i prodotti mi stanno piacendo, soprattutto la crema antiage, con cui la pelle sembra in effetti levigata e splende. Sara mi ha mandato tutta una routine da seguire, dalla doppia detersione con il burro struccante e il detergente, al siero viso anti età, per passare poi al contorno occhi che promette di essere meglio del filler e alla crema viso studiata per le pelli over 35. Ma vi racconterò tutto meglio quando conoscerò meglio i prodotti.
Cose da fare nel weekend
Questo è il secondo e ultimo weekend di Tutti matti per Colorno
A Mantova c’è il Festivaletteratura (e questa sera mi sa che andrò all’incontro con Jonathan Coe!)
Per chi ama il verde, a Busseto
Questa sera a Monticelli suona Lo Stato Sociale, gratis
Invece al Campovolo ci sarà il concerto dei Pinguini Tattici Nucleari
Avete dato un’occhiata al programma del Settembre Gastronomico?
A a proposito: anche Una certa idea di cibo ha degli appuntamenti in programma per le prossime settimane
Sempre per chi ama il circo contemporaneo: a Reggio Emilia c’è il Dinamico Festival
Se amate la corsa saprete che domani a Parma ci sarà la Mezza Maratona
Grazie per aver letto fino a qui. Spero che questa newsletter vi sia piaciuta: fatemelo sapere! Scrivetemi, condividete e se pensate che possa piacere a qualcuno, inoltratela :)
Ditemi come è iniziato il vostro settembre e passate una buona settimana,
Baci
Franci
ps: Mi seguite già su Instagram? E fate parte del gruppo telegram del mio book club dedicato alla letteratura Brit? Se poi vi piace quello che scrivo e volete offrirmi un tè virtuale, potete farlo qui.
Apprezzo la sincerità, la fame di vita e la curiosità che condividi con noi attraverso una scrittura corretta e piacevolissima. Fino all’ultima riga. Alla prossima, grazie!